La frazione di Codemondo (Codemundi o Caput Mundi in lingua latina, Codmònd in dialetto reggiano) è citata per la prima volta in un documento del 1398 ove, nelle “memorie del Comune di Reggio”, è citata una chiesa di San Pantaleone in luogo dicto Codemondo. L’origine del nome del nome ‘Caput Mundi’ è da ritrovarsi nella posizione, sull’altopiano del Ghiardo, del nucleo originario di Codemondo, cresciuto attorno all’attuale chiesa parrocchiale di San Pantaleone.
La chiesa di San Pantaleone fu fondata dalla nobile famiglia reggiana dei Pratonieri che la dotarono di 15 biolche reggiane di poderi (43.000 mq circa) ponendola sotto il loro giuspatronato: inizialmente non era che un semplice oratorio poi sostituito, nel 1838, dall’attuale chiesa parrocchiale.
Dal punto di vista ecclesiastico questi territori erano soggetti in larga parte al monastero di Marola. Nel 1447 il territorio di Codemondo era detto di Quaresimo, dal nome del rio che l’attraversa, e assieme a San Bartolomeo e Monte Marcellino costituiva un comune autonomo. Sino ad allora il territorio parrocchiale era suddiviso fra le parrocchie di Pieve Modolena, San Bartolomeo, Coviolo e Cavriago e, a partire dal 1612, venne stabilita la cura parrocchiale di Codemondo, che ebbe effettiva autonomia soltanto a partire dal 1825 quando un decreto vescovile le conferì il titolo di “rettoria” nell’ambito del vicariato ecclesiastico di Rivalta.
Originario di Codemondo fu il pittore Raffaellino Motta, nato in un’abitazione tuttora esistente posta a ridosso della strada provinciale – come ricorda una lapide apposita. Fece numerose opere ad olio e affreschi a Guastalla, Reggio e, infine, Roma sotto la direzione del maestro Lelio Orsi. Morì nella capitale a soli 28 anni.

Codemondo è sempre stata una frazione prettamente agricola, sia dal punto di vista geografico che economico. Fondamentale, per questo territorio di alta pianura, fu l’approvvigionamento idrico: per far fronte a tali necessità nel 1462 il duca Borso d’Este diede il via ai lavori del Canale ducale d’Enza, sul cui percorso nacquero diversi mulini e opifici, fra cui diversi anche a Codemondo. Queste infrastrutture idriche portavano l’acqua del torrente Enza da Ciano alla città, per poi portarsi verso il correggese. Un’altra importante opera idraulica che attraversò il territorio della “villa” fu l’acquedotto Ulderico Levi (1881-1885), costruito dal senatore reggiano di origine ebraica a proprie spese e donato alla città. L’acquedotto attingeva le acque dell’Enza da Montecchio portandola verso Codemondo attraverso tubi di cemento; da qui proseguiva per la città in condutture di ghisa per altri 6 chilometri, dove l’acqua veniva spinta a pressione e distribuita alla fontane pubbliche e alle utenze domestiche. Nel 1898 nacque, inoltre, il Consorzio per l’uso delle acque del Quaresimo che permetteva l'approvvigionamento idrico dal corso del torrente a i proprietari dei fondi prospicienti. Risale all’800 anche l’imponente e maestosa Villa Angela: realizzata dai conti Cassoli di Reggio, passò ai Crovetti di Sassari e, infine, alla famiglia Montipò che l’ha recentemente ristrutturata. La grande dimora è situata alla confluenza dell’antica strada per Reggio con via dell’Inferno che, fiancheggiando la provinciale, collegava la città a Cavriago passando a nord di via Teggi. Fra l’altro, un’altra importante strada di origine medievale era l’antica strada Riccò, una strada militare che collegava Coviolo a Cavriago passando per Codemondo, che si può individuare in via Pomponazzi e nel suo prolungamento verso ovest.
Tra gli eventi di importanza storica del Novecento sono da segnalare, anche a Codemondo, l’esistenza di una cooperativa di consumo e, durante la seconda guerra mondiale, alcuni episodi bellici di cui il più importante riguarda il disarmo del presidio dell’aeronautica di Codemondo da parte di gruppi di partigiani.Sono, inoltre, da ricordare la nascita della cooperativa agricola La Collina, una comunità che punta al recupero dei tossicodipendenti attraverso all’impiego in attività agricole fondata nel 1975 da don Renzo Braglia nonché l’apertura della farmacia comunale nel 1985.

Le più importanti opere pubbliche che interessarono la frazione furono la realizzazione della ferrovia Reggio-Ciano (1909) e la costruzione della strada provinciale Reggio-Montecchio nel tratto posto fra l’attuale via Pigoni e via Antica (1916-1920): con l’avvento della ferrovia Codemondo fu dotata di un’apposita fermata ferroviaria, poi chiusa e successivamente spostata su via Antica. Degli anni 1910 è la costruzione della scuola elementare statale, che rimase attiva sino agli anni 1990 per poi essere trasformata in una scuola dell’infanzia con annessa una sezione di asilo nido, attiva sino al 2015 e poi annessa a un plesso cittadino a causa delle ridotte iscrizioni.
Negli anni 1990, all’interno di un’antica casa colonica ristrutturata, fu realizzato il centro sociale Quaresimo, principale polo ricreativo di natura laica della frazione con annessi campi sportivi. In quel periodo e sino ai primi anni 2000 aveva sede nella frazione il Kanaka, un locale che ospitava cover band e gruppi musicali di base emergenti. Recentemente sono stati realizzati il percorso ciclabile che collega la frazione con il centro urbano di Reggio e il l’attivazione del bus urbano della linea 1 “Centro città-Cavriago Pianella”, a cadenza oraria.
Il nome volutamente storpiato di Codemondo, “Ko de mondo”, è il titolo di un album del 1993 degli ex CCCP poi divenuti CSI. Il leader della band Giovanni Lindo Ferretti, i cui generi variavano dal post punk al rock alternativo indipendente, dichiarò che «in Ko de mondo c'è una netta rottura rispetto al passato: giusto in Celluloide accennavamo a dov'era andato a finire Jurij... Lo scenario era cambiato: non più l'Impero Sovietico ma l'Europa e tutti i luoghi in cui finisce l'idea d'Europa. Ko de Mondo per noi vuol dire fine della terra. In realtà Codemondo è un paesino in provincia di Reggio Emilia, il cui nome significa capo del mondo. Scritto così può anche voler dire k.o. del mondo: il mondo occidentale al tappeto».