La località di Mancasale (“Mancašēl” in dialetto reggiano, “Magni Casalis” o “Magnum Casale” in latino) è citata per la prima volta in una carta del 989, anche se i primi insediamenti risalgono all’età del bronzo, come testimoniano reperti storici ritrovati in loco. A ridosso dell’antico cardo ortogonale alla via Emilia, rappresentato dall’attuale via Gramsci, sono stati ritrovati alcuni reperti archeologici e diverse tombe di epoca romana. 

La cappella primordiale dedicata a San Silvestro, titolare della parrocchia, compare in documenti del XI secolo (bolle di Stefano IX, Alessandro II e Alessandro III) e nei dintorni erano presenti beni appartenenti al monastero benedettino di San Prospero extra mœnia, situato a ridosso delle mura cittadine. La primitiva chiesa, che era orientata liturgicamente, fu completamente ricostruita nelle sembianze dell’edificio attuale verso la fine del XVIII secolo orientandola verso la strada principale.
Il borgo di Mancasale era dotato di un castello affiancato da una torre, situata lungo l’attuale via Cavallotti, occupata nel 1345 dal Marchese d’Este e distrutta dai Gonzaga nel 1354. Nei pressi dell’incrocio fra la strada dello Zappello (al Sàpell, la fanghiglia), ossia l’attuale via Petrella, e via Cavallotti, era presente la località di Vico Disbragato, che significa letteralmente “borgo (o nucleo abitativo) distrutto”. Questo perché in epoca altomedievale la via dello Zappello era l’antica strada che collegava la città a Reggiolo, probabilmente caduta in disuso durante il medioevo a causa delle continue inondazioni e dell’incuria da parte delle autorità civili. In questo nucleo, poi scomparso, era presente un oratorio elevato a rango di parrocchiale dedicato a Sant’Adalberto.
Sino all’epoca delle bonifiche benedettine il territorio era coperto di brughiera e folte boscaglie: lo testimonia il nome dell’oratorio di San Michele in Bosco, tuttora esistente a margine della zona industriale. Di fondazione molto antica, fu unito alla parrocchia di San Silvestro di Mancasale nel XV secolo.
Nel 1447 Mancasale costituiva un comune autonomo poi unito al comune di Reggio.
Come tutta la pianura a nord della via Emilia, Mancasale era, ed è ancora, un territorio d’acqua. Molti canali risalgono a prima delle bonifiche benedettine. Il più celebre e antico corso d’acqua è il torrente Rodano, che separa Mancasale da Massenzatico e Pratofontana ma di maggiore importanza è il canale di Secchia, chiamato anche canale di Reggio, o Canalazzo Naviglio, già documentato nel XIII secolo e volano dell’economia della villa, che in passato rappresentava una preziosa via d’acqua navigabile, molto importante per il trasporto delle merci dal mare, via Po, alla città di Reggio. Il territorio di Mancasale, che fino al 1914, anno di fondazione della villa e parrocchia di Santa Croce esterna, arrivava a toccare le mura cittadine nei pressi della porta di S. Croce, era ricco di opifici, folli (luogo in cui avveniva la pigiatura/lavatura dei panni), cartiere, tintorie, mulini fra cui quello della Nave, oggi scomparso. Molto diffusi erano anche i complessi agricoli e i poderi in mano al Monte di Pietà, alle opere pie e le commende.
Fra il 1886 e il 1887 fu costruita la linea ferroviaria provinciale Reggio Emilia-Guastalla, che avrebbe tagliato in due il territorio di Mancasale con una fermata presso l’attuale via Cavallotti. La linea fu poi affiancata nel 1925 dalla ferrovia Reggio Emilia-Boretto, successivamente soppressa e, quindi, smantellata, nel 1955.
Nel primo Novecento la frazione fu sede di un’importante cooperativa di abitazione, ancora oggi esistente, che contempla fabbricati popolari presso le vie Candelù, Selo e Faiti; in quel periodo fu realizzata anche l’attuale scuola elementare.
All'epoca della seconda guerra mondiale Mancasale fu sede di un tragico eccidio, avvenuto il 24 aprile 1945, il giorno precedente la Liberazione. Durante una battaglia fra un gruppo di partigiani sappisti e truppe tedesche presso Casa Berretti morirono fratelli Fermo e Enrico Guerra, Sereno e Bernardo Berretti, Emore Sassi e la staffetta Nerina Zanichelli. Di Mancasale era originario anche il partigiano Abdon Tonelli, caduto il 23 aprile presso Cerreto Alpi nel corso delle operazioni tese a liberare la strada statale 63 dai presidi tedeschi. Anche il suo nome figura tra quelli dei caduti di Mancasale incisi sul cippo collocato a fianco della mensa interaziendale presso il Parco Luciano Lama.
Nel dopoguerra Mancasale fu sede di importanti cambiamenti urbanistici, intercorsi soprattutto a partire dagli anni Sessanta: nel 1959 fu aperta l’autostrada del Sole e negli anni ’70 nacque la zona industriale di Mancasale, principale polo produttivo della città e fra i maggiori della provincia di Reggio. Da quel periodo la frazione perse i connotati di appendice rurale della città per diventare un’area a vocazione prevalentemente produttiva. In quegli stessi anni, presso la località di San Michele in Bosco, dove un vecchio oratorio e un caseggiato fiancheggiavano la nascente zona industriale, nacque la Comunità Papa Giovanni XXIII per mano di Don Ercole Artoni, già parroco di Mancasale, che si occupa tuttora del recupero di persone con problemi di tossicodipendenza e di altre fragilità sociali. Sul finire degli anni ‘70 viene realizzata la terza corsia dell’autostrada del Sole e viene demolito il vecchio cavalcavia di via Samoggia, di fianco alla latteria delle Due Madonne, che sarà sostituito da un nuovo manufatto demolito soltanto nella seconda metà degli anni 2000 per lasciare spazio al ponte centrale di Calatrava. Gli anni ‘80 vedono il consolidarsi della zona industriale di Mancasale, saturandola, l’arrivo della nuova fiera e, dal foro boario di via Fratelli Manfredi, del mercato bestiame, in via Filangeri, che dopo qualche anno sarà trasferito a Modena. Durante quel periodo sono costruiti due nuovi importanti assi stradali: la tangenziale nord, a sud di Mancasale, e l’asse stradale di viale Rodolfo Morandi, che divide tuttora Mancasale da San Prospero Strinati.
Negli anni Novanta si implementano nuove quote di residenza che contribuiscono a ripopolare la località, anche se ormai l’identità storica della frazione – diventata quartiere urbano della città – appare pregiudicata. Su via Petrella, nel 1995, sorge il secondo impianto sportivo della città: lo stadio Giglio, circondato nel decennio successivo da una multisala, una galleria commerciale, dal centro di salute mentale dell’Ausl e dal parco natatorio estivo “Aquatico”. Nuovi edifici residenziali, uffici e attività commerciali sorgono lungo l’asse di via Gramsci, prendendo il posto di alcuni magazzini dismessi, fra cui l’ex sede delle Cantine cooperative Riunite.
Nel 2008 Mancasale viene attraversata dalla linea ferroviaria ad Alta Velocità Milano-Bologna e nel 2013 è inaugurata la stazione ferroviaria Mediopadana progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, assieme ai ponti dell’asse attrezzato Reggio-Bagnolo, che lambisce la zona industriale a ovest.
Attualmente la vita comunitaria del quartiere si svolge in primis presso la parrocchia, che dispone di un attivo circolo ricreativo parrocchiale, al circolo Arci Pigal di via Petrella e alla scuola primaria di via Cavallotti.
Mancasale è al centro del Programma di rigenerazione urbana dell’Area Nord promosso dall’amministrazione comunale che racchiude anche i quartieri di S. Croce, Gardenia, Tondo e San Prospero Strinati.


Bibliografia

  1. P. Camellini, Guida commerciale turistica e culturale di Reggio Emilia e provincia, Centro studi regionale per l'Emilia e Romagna, Reggio Emilia 1974.
  2. W. Baricchi, Insediamento storico e beni culturali del Comune di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1985
  3. AA.VV., Piano dei Servizi, Comune di Reggio Emilia 2007-2009
  4. AA.VV., Laboratorio Geostorico Tempo Presente, Un'esplorazione geostorica nel territorio della Circoscrizione 7, Comune di Reggio Emilia 2007