"Mi Riguarda"
La strada da percorrere insieme per costruire un nuovo sistema di welfare
Si è svolto sabato 17 maggio al Mercato Ortofrutticolo di Reggio Emilia l’appuntamento di inizio del processo partecipato.
Video integrale degli interventi
Tra gli allegati di questa pagina è possibile consultare:
- la guida alla discussione distribuita a tutti i partecipanti prima della mattinata di lavoro, che contiene informazioni su come si sarebbe svolta e sul processo di lavoro che ne seguirà.
- l’Instant Report con i contenuti delle discussioni distribuito a tutti i partecipanti a conclusione della giornata (in una versione riveduta e corretta)
“Mi riguarda. Costruiamo insieme il nuovo sistema di welfare”: il Comune di Reggio Emilia, Area Cura della comunità e della città sostenibile, in collaborazione con Farmacie Comunali Riunite, ha invitato tutti i cittadini e le cittadine a partecipare a una mattinata di lavoro per confrontarsi e definire le priorità e i temi del welfare, a partire dalla propria esperienza professionale e personale e dalle proprie competenze e responsabilità.
Ci sono aspetti del welfare che riguardano ognuno di noi: non è solo una questione per specialisti ma un tema trasversale che tocca la vita di tutte le persone.
Il 17 Maggio dalle 9.00 alle 13.30, negli spazi messi a disposizione dal Mercato Ortofrutticolo di Reggio Emilia: oltre 500 persone hanno discusso in 43 gruppi di approfondimento misti con l’auto di oltre 70 facilitatori e un theme tank di 9 professionisti.
Si sono confrontati mondi diversi: sociale, imprenditoriale, commerciale, culturale, sportivo, cooperativo, associativo, sindacale e singoli cittadini e cittadine con diverse professionalità ed esperienze.
La mattinata di lavoro è stata suddivisa in due sessioni di discussione:
- le tendenze in atto che interessano, in senso ampio, il welfare cittadino: dove stiamo andando;
- partendo dalle tendenze individuate, quali sono le priorità da realizzare: cosa possiamo/dobbiamo fare assieme.
Gli argomenti in discussione sono già l’esito di un primo confronto allargato.
Gli ambiti sui quali ci si è confrontati sono stati: la comunità, le persone ed i luoghi.
Otto i temi/obiettivi nei quali i partecipanti si sono suddivisi:
La cura deve rinforzare le leve di salute come stile di vita quotidiano, non essere finalizzata solo a guarire dalla malattia. La salute non deve essere una responsabilità solo individuale: serve organizzare la comunità e la vita collettiva verso la salute. Restare e tenersi in salute deve essere priorità della vita sociale, a prescindere dal reddito, dalle condizioni lavorative, dalle dimensioni domestiche e dalla malattia stessa: la salute va perseguita come stile di vita della comunità, nella comunità. È necessario diventare una comunità che cura, che sa prendersi cura, che sa riorganizzarsi per avere cura e agire la cura come salute.
Il lavoro ci definisce come persone e come collettività, costruisce parte della identità, è una leva di autorealizzazione così come è metro del livello di civiltà di ogni comunità. Il lavoro è un diritto, ma è anche vero che il lavoro è definito dalla produttività. Un’economia giusta sa conciliare i processi economici con i diritti civili: è necessario promuovere, sperimentare, diffondere l’economia sociale e iniziative imprenditoriali a impatto sociale, così come facilitare e sostenere l’inclusione lavorativa e la formazione delle persone con maggiori fragilità. Il benessere delle persone deve essere integrato in ogni ambito di vita ed è responsabilità collettiva: è necessario favorire esperienze di welfare aziendale a filiera corta e volontariato organizzativo.
La cura si pratica con le azioni, ma anche con le parole, con la costruzione di senso condiviso, di narrazioni identitarie buone che attraverso il racconto favoriscono una cultura di non ostilità: è necessario raccontare l’ascolto e la relazione come pratiche quotidiane dei servizi, degli operatori, ma anche come patrimonio di ciascun individuo nella costruzione di una comunità accogliente e coesa. È necessario cambiare le narrazioni del sociale affinché la rappresentazione della società sia più articolata e complessa per essere più vicina alla realtà; è necessario sviluppare dispositivi di diffusione delle azioni di welfare cittadino perché la conoscenza è un diritto, oltre che il primo motore di empowerment di ciascuna persona.
La cura deve essere un gesto collettivo: è necessario modificare gli assetti di potere per sviluppare co-programmazione e co-progettazione: sondare e affrontare vincoli, limiti, opportunità, risorse, strategie, scelte. È indispensabile assumere l’impatto come orientamento di valutazione dei servizi e delle policy, definire come impostare set di indicatori adeguati e come misurare. È tempo di sperimentare approcci innovativi: dal welfare culturale all’intelligenza artificiale, dall’economia sociale alla partecipazione civica è necessario mischiare saperi e professionalità, costruire esperienze che possano sedimentare competenze, essendo al tempo stesso generative.
Si avverte l’esigenza di ripensare e rinnovare i luoghi di ascolto dei cittadini: immaginare insieme quali luoghi per quali cittadini, come favorire l’ascolto, come incentivare la condivisione delle proprie fragilità e difficoltà. In ogni quartiere esistono servizi e soggetti anche di natura privata che sono vere e proprie antenne di territorio: come promuovere il valore sociale e civico che producono? Come incentivare/sviluppare/riconoscere un ascolto diffuso sul territorio? Ciascun individuo attraversa fasi di vita che sono/possono essere significative, che comportano cambiamenti, che richiedono nuovi equilibri, che portano incertezze e, a volte, fatiche: è necessario supportare le fasi di transizione della vita dei singoli, dei nuclei e delle collettività: definire quali, come e con chi.
Diventiamo una comunità sempre più longeva: serve un nuovo patto intergenerazionale, nuovi equilibri di dialogo e convivenza tra generazioni, affinché ciascuno possa trovare soddisfazione dei propri diritti e desideri, alla propria velocità, in spazi adeguati a garantire qualità in tutte le fasi della vita. Proprio per queste ragioni, è urgente de-istituzionalizzare i servizi a favore delle persone di ogni età che presentano condizioni di grave compromissione, per umanizzare ulteriormente le condizioni di vita e le risposte a quei bisogni. Il lavoro di cura è un lavoro diffuso, che attraversa tutte le generazioni, tutte le condizioni economiche, sociali e culturali ed è un lavoro faticoso, spesso alienante: è necessario sviluppare caring communities e supporto ai caregiver di ogni età affinché la cura possa essere un atto collettivo, in cui nessuno è lasciato da solo.
Nessun diritto è garantito in modo assoluto, poiché è esito della cultura del tempo che si vive: se non si vuole arretrare sui diritti è necessario promuovere in modo incessante una cultura di parità e di contrasto di ogni forma di violenza. L’accessibilità (fisica, culturale, alle opportunità …) richiede di praticare i diritti di equità senza costruire mondi diversi e paralleli, ma una città in cui tutti e tutte possano trovare piena soddisfazione dei propri bisogni e desideri, in modo armonico e integrato: questo significa rimettere ciascuna persona al centro delle scelte e delle policy. La coesione sociale è un diritto collettivo: è necessario favorire e promuovere contesti inclusivi, nello sport, nella scuola, nel lavoro, nella socialità, …
Un luogo esprime l’anima di chi lo vive, uno spazio è un semplice contenitore di attività: ogni cittadino merita di vivere e lavorare/studiare in luoghi quotidiani di arte e bellezza, inclusivi e accessibili, merita luoghi pubblici che favoriscano una vita sana, serena, tutelata, bella, a misura di ognuno/a. A maggior ragione, i luoghi di servizio devono essere belli, aperti, intersezionali e accessibili, perché anche attraverso i luoghi si restituisce dignità alle persone, le si accoglie, le si valorizza e rinforza, le si educa e con loro si educa la comunità. I luoghi non sono solo spazi.
All’inizio dei lavori è intervenuto il sociologo Gino Mazzoli con un inquadramento circa il cambiamento socio-demografico del territorio negli ultimi anni e l’emersione di nuove forme di fragilità, dalla povertà lavorativa al disagio psichico alle nuove povertà invisibili fino all’indebolimento dei legami sociali. Di fronte a ciò, il sociologo ha proposto un welfare che superi il sistema di prestazioni, per diventare una rete diffusa di prossimità, capace di costruire fiducia attraverso il “fare insieme”.
Un secondo intervento, nel corso della mattinata, è stato del filosofo e teologo laico Vito Mancuso, che ha portato un contributo sul tema della cura, il codice che contraddistingue l’essere umano: una cura che è sentimento, ma anche tecnica, sapere, intelligenza. La cura si rivolge all’esterno, quale attenzione, sollecitudine premura, ma anche e soprattutto parte da quella che si volge all’interno di sé. “Dalla qualità della cura verso la propria interiorità” ha concluso il filosofo “dipenderà la qualità della vostra cura verso il mondo”.
Durante la mattinata è stato utilizzato il sistema “Electronic Town Meeting”, una metodica di democrazia partecipativa e deliberativa che permette di coniugare i vantaggi della discussione a piccoli gruppi con quelli della indagine rivolta ad un ampio pubblico, con le sintesi dei tavoli sottoposti in tempo reale alla votazione di tutti i partecipanti, al quale per la prima volta è stato integrato l’utilizzo della intelligenza artificiale a supporto della costruzione delle sintesi e della elaborazione dei diversi dati.