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Il carcere di Reggio Emilia diventa il palcoscenico di una pièce interamente scritta e interpretata dalle detenute transgender del reparto Orione dell’Istituto penitenziario reggiano.

È andato in scena sabato mattina, 8 novembre, all’interno dell’Istituto di pena La Pulce, lo spettacolo “La casa del cielo” che, insieme a “Una vite è caduta a terra”, è una delle due opere collettive realizzate da detenuti e detenute insieme alla Compagnia teatrale MaMiMò. L’iniziativa rientra tra le attività promosse da Comune di Reggio Emilia e Istituti penitenziari di Reggio Emilia nell’ambito del progetto triennale “Territori per il reinserimento Emilia-Romagna”, finanziato da Cassa delle Ammende e Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Ministero dell’Interno e il Coordinamento Teatro Carcere Emilia-Romagna, nell’ambito del festival Trasparenze.

I due spettacoli, entrambi scritti e recitati da detenuti, sono frutto dei laboratori teatrali condotti da MaMiMò nei mesi scorsi. L’esperienza, ormai decennale, fa del teatro un’opportunità di cambiamento e uno strumento per riflettere, raccontarsi, lavorare e relazionarsi con gli altri. Attraverso il lavoro teatrale, le persone detenute riscoprono l’ascolto, la disciplina creativa, la fiducia nel gruppo, la possibilità di essere altro e la scena diventa non solo espressione artistica, ma un atto in grado di dare voce a chi è invisibile, rompere l’isolamento e creare ponti tra dentro e fuori.

“L'arte e la cultura riescono a creare spazi di libertà di pensiero anche all’interno di una struttura chiusa come il carcere e ridanno valore all'essere umano nella sua parte più preziosa, che è appunto quella intellettuale e spirituale – ha detto l’assessora Alla Cura delle persone Annalisa Rabitti, partecipando all’anteprima dello spettacolo dedicata ai soli detenuti nel pomeriggio di venerdì - Progetti come quello del teatro in carcere servono proprio a quella ricostruzione della fiducia in se stessi e verso il mondo che è alla base della riabilitazione, che dovrebbe essere lo scopo di una struttura detentiva, e nella quale la cultura, e in questo caso particolare il teatro, sono elementi fondamentali. Ringrazio quindi le attrici e gli attori e Cecilia di Donato e la compagnia Mamimò, nonché la direttrice del carcere Lucia Monastero e tutto il personale che hanno permesso di concretizzare questa importante opportunità per detenute e detenuti”.

Dopo a “La Casa del cielo”, andato in scena sabato 8 novembre, il 12 dicembre, alle 18.30, sarà la volta dell’opera “Una vite è caduta a terra”, che vede protagonisti i detenuti del reparto maschile e anche in quel caso la rappresentazione teatrale prevede la presenza di pubblico esterno.

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Le rappresentazioni

“Camminando lungo il corso dei fiumi Tigri ed Eufrate – si legge nella presentazione dello spettacolo ‘La Casa del cielo’ - tanti tanti anni fa, poteva capitare di imbattersi in una “Casa del cielo”, un santuario eretto dagli uomini per glorificare Ishtar, Dea dell’amore e del desiderio, Dea guerriera, bellissima e feroce, in perenne equilibrio tra vita e morte, gioia e sofferenza, amore e distruzione. Dentro le mura di questo santuario, gli uomini potevano unirsi alle sacerdotesse devote alla Dea per avere buoni auspici ed entrare in contatto con la divinità. Ma questo accadeva tanto tempo fa. Negli anni queste case sono state chiuse, negli anni altre sono state costruite, violate, nascoste e infine abbandonate. Negli anni altri muri hanno diviso il mondo in un dentro e in un fuori. Ma l’amore resta, assume nuove forme ma resta, viene rinnegato ma resta, ferisce, cura, unisce. E resta. L’importante è non dimenticare. L’importante è saper perdonare”. Lo spettacolo, scritto e recitato dalle detenute del reparto Orione, ha visto la partecipazione di Benedetta, Bianca, Dany, Lara, Jeane, Morena e Nicole. La regia è di Cecilia Di Donato e Lara Sassi, la drammaturgia di Lara Sassi, a partire dalle narrazioni delle ristrette, con la collaborazione di Martina Cafarella, Asia Dattolo, Susanna Debbi e Jonatan Mastellari.

Venerdì 12 dicembre, alle 18.30, andrà invece in scena lo spettacolo “Una vite è caduta a terra”, nato da laboratori di teatro svolto con alcuni detenuti del reparto maschile avanzato. “Una vite è caduta per terra”, un lavoro che interroga i confini tra fatica, desiderio e senso della vita. Un gruppo di uomini vive e lavora in condizioni estenuanti, isolato dal mondo, come su una piattaforma in mezzo al mare. Per non soccombere all’alienazione e alla ripetizione meccanica, alzano lo sguardo verso le nuvole, figure effimere che diventano la traccia dei loro desideri, la possibilità di immaginare un senso al sacrificio quotidiano. Ma c’è un capo, immensamente ricco, che non conosce più alcun desiderio. Le nuvole, per lui, sono scomparse. In preda a una crisi esistenziale, cerca di costringere gli operai a consegnargli i loro motivi di vita, privandoli dell’unica libertà che resta, ovvero la ricerca di un senso alla propria esistenza. Eppure le nuvole non sono mai uguali a se stesse, proprio come i desideri: appena realizzati, presto svaniscono. Ci sarà, allora, dietro le nuvole, qualcosa cui possiamo davvero aggrapparci?”

Parteciperanno i detenuti Ahmed, Anass, Angelo, Bruno, Danae, Davide, Gaetano, Khalil, Marco, Mattia e Sofia. La regia è Gian Marco Pellecchia, la drammaturgia di Paolo Bruini, testo realizzato con il contributo dei partecipanti al laboratorio. Con la collaborazione di: Danae Bilotti, Jeane Santos Dias, Sofia Gandolfi, Giulia Pirelli, Nyx Rota, Stefano Viani.

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Ultimo aggiornamento: 10-11-2025, 08:29