Contenuto
Il maestro Riccardo Muti, martedì 7 ottobre, ha ricevuto dal sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, il Primo Tricolore, massima onorificenza, che la città attribuisce a personaggi illustri, per il loro impegno e i loro risultati nella comunità.
Lo ha ricevuto al termine di un concerto al Teatro Municipale Valli con la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e con il flauto solista Karl Heinz Schütz., nel quale ha entusiasmato il pubblico eseguendo Beethoven (Coriolano, ouverture in do minore, op. 62 e Sinfonia n. 7 in la maggiore, op.92), Mozart (Concerto per flauto n.2 in re maggiore K314) e Verdi, come bis: “Perché nella città del Tricolore non si può non terminare con il Nabucco”
“Grazie a Fondazione I Teatri, all’orchestra giovanile Luigi Cherubini e soprattutto al maestro Riccardo Muti per questa bellissima serata - ha esordito il sindaco Marco Massari - E' un grande onore conferire il Primo Tricolore, il principale riconoscimento assegnato dalla nostra città, al maestro Riccardo Muti, artista di fama internazionale la cui carriera rappresenta un esempio luminoso di talento, dedizione e rigore.
Maestro Muti, la sua straordinaria attività, riconosciuta e celebrata in tutto il mondo, ha saputo coniugare la più alta espressione dell’arte con un profondo impegno civile e sociale, facendo della musica un linguaggio universale di dialogo, di bellezza e di pace. Con la creazione dell’orchestra giovanile Luigi Cherubini ha dato voce e futuro a generazioni di giovani musicisti, coniugando il valore della tradizione con quello della formazione e dell’educazione, cifre distintive in cui la nostra città si riconosce pienamente. La città di Reggio Emilia, che ha avuto l’onore di accoglierla e di ascoltare la sua arte, riconosce in lei una figura che incarna i valori stessi del primo tricolore: eccellenza, apertura al mondo, capacità di tradurre il talento personale in bene comune.
Riccardo Muti, nel ringraziare il sindaco e la città di Reggio Emilia, ha detto: “È per me un grande onore ricevere questo riconoscimento, davanti a giovani (l’Orchestra Cherubini schierata sul palco ndr) che rappresentano il futuro della cultura, della bellezza e dell’armonia, in un mondo purtroppo così disastrato.
Negli anni 1968, 1969 e 1970, quando ero direttore del Maggio Musicale Fiorentino, ho sempre creduto in certi valori della Patria – ha poi proseguito - Mi considero fortunato — come tutti voi — e orgoglioso di essere nato in questo grande Paese. Sono cresciuto nell’amore e nel rispetto per la bandiera italiana, in un periodo in cui parlare di Patria e di bandiera, soprattutto con l’enfasi di un meridionale, poteva sembrare sospetto.
Ricordo quando, negli anni Settanta, attraversavo le frontiere per recarmi a Salisburgo: alle dogane tedesche e austriache sventolavano grandi bandiere; arrivando in Italia, invece, trovavo una cosarella, piena di buchi. Mi arrabbiavo moltissimo — tanto che ne parlai anche con i politici di allora.
Il mio amore per l’Italia è rimasto sempre vivo, anche quando ho diretto la Chicago Symphony Orchestra, di cui oggi sono direttore emerito. D’inverno, quando uscivo dalla sala da concerto e fuori c’erano trenta gradi sottozero e il gelido lago Michigan, alzavo lo sguardo verso l’Art Institute, che porta scolpiti i nomi di Raffaello e Michelangelo: in quel momento il cuore mi si riscaldava, e riuscivo a vincere anche il freddo del lago.
Ho combattuto tanto per questi ragazzi — i musicisti della mia orchestra — e per la musica. Alcune battaglie le ho vinte, ma non credo di aver vinto la guerra. È ingiusto, se non peggio, che i nostri antenati abbiano costruito teatri meravigliosi e poi li lasciamo vuoti. Il mio sogno è che ogni teatro abbia una propria orchestra, un proprio coro, un proprio corpo di ballo. Altrimenti, a che cosa servono?
Per educare i giovani alla bellezza, bisogna offrirgliela. Questi ragazzi credono nella musica, credono nella loro missione. In Italia abbiamo un terreno fertilissimo. Lo ha dimostrato l’appello che abbiamo lanciato a Ravenna per formare un coro: hanno risposto 3.316 persone, dai bambini di quattro anni fino a chi è più anziano di me. Dobbiamo fare nostro quel proverbio cinese che dice: «È a forza di pensare ai fiori, che i fiori crescono».
Vorrei concludere ancora una volta rivolgendo il mio pensiero ai giovani. In vent’anni sono passati dall’Orchestra più di mille ragazze e ragazzi: molti di loro hanno trovato posto in orchestre italiane o straniere, ma alcuni, purtroppo, non hanno avuto fortuna e hanno dovuto appendere lo strumento al chiodo. Ebbene, se un giovane studia seriamente, se frequenta il conservatorio con dedizione e disciplina, io pretendo che alla fine abbia un lavoro”.
Prima del concerto, il Maestro ha accolto alcuni studenti e insegnanti del Conservatorio di Studi Musicali di Reggio Emilia e Castelnovo ne’ Monti Peri Merulo, permettendo loro di seguire in sala alcune fasi della prova di assestamento con l’orchestra e con il flauto solista Karl Heinz Schütz.
Ultimo aggiornamento: 10-10-2025, 16:16