Cos'è
Pippo Ciorra, Senior Curator MAXXI Architettura
in dialogo con Stefano Bucci, La Lettura, Corriere della Sera
La parte più “architettonica” del lavoro di Margaret Bourke White è in buona parte racchiusa nel primo periodo della sua attività, dal 1928 fino alla metà degli anni Trenta, qui documentata in una specifica sezione della mostra, L’incanto delle fabbriche e dei grattacieli. Fabbriche e grattacieli, linee orizzontali e verticali senza fine che rappresentano i due aspetti più evidenti dell’utopia americana della prima metà del novecento: progresso, ricchezza, audacia tecnica e narrativa.
In questa fase la Bourke-White racconta quest’idea di progresso tecnico ed economico come fosse un atto naturale, una parte della sua stessa biografia, come in effetti era. Progressivamente, con l’andare del tempo e l’accumularsi di esperienze di lavoro e di vita, comincia a lasciar impressionare la sua pellicola dal lato oscuro e dal declino di quelle utopie: le guerre, il razzismo, l’orrore dell’olocausto, la dittatura. Questo finisce per cambiare la natura stessa del suo lavoro di fotografa, da testimone entusiasta a soggetto attivo ed empatico della narrazione, e per incidere più in generale sulle direzioni che la fotografia d’autore prenderà nella parte finale del Novecento, specialmente nello spazio grigio ma spesso molto fertile tra arte visiva e fotogiornalismo.
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Evento culturale
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Ultimo aggiornamento: 30-10-2025, 16:29
